lunedì 9 marzo 2009

= ANCORA SU BERGAMO =

Riporto di seguito l'articolo de IL MANIFESTO

Una volta si sarebbe detto «carta canta». Oggi, con le nuove tecnologie, a parlare non sono più fogli ingialliti, ma video, blog, pagine internet. E per parlare, parlano eccome. Di più, denunciano, con le loro immagini, quello che realmente è accaduto sabato scorso a Bergamo. E dicono chiaro che, al di là delle strumentalizzazioni politico-giornalistiche che già sono state fatte, ancora una volta si è assistito, perlomeno, a un vergognoso «doppiopesismo» delle cosiddette «forze dell'ordine».
Che, da un lato, hanno caricato indiscriminatamente, con una violenza che ricorda da vicino i giorni del G8 di Genova, i manifestanti antifascisti che protestavano in piazza contro l'apertura, nel quartiere più multietnico di Bergamo, di una sede del partito neofascista Forza Nuova. Il bilancio della giornata, cinquantanove persone portate in questura e alla caserma dei carabinieri. I più, liberati in nottata. Gli ultimi due arrestati, rilasciati ieri, con l'obbligo di firma due volte alla settimana. Dall'altro, poco prima, hanno «accompagnato» cento-duecento loschi figuri nella loro «camminata» per le vie della città, con il loro armamentario di caschi, bastoni e i soliti vecchi slogan che puzzano di Ventennio. Schierati a falange, caschi in testa, bastoni tra le mani, i forzanovisti hanno potuto sfilare tranquillamente, protetti da un nutrito cordone della polizia, urlando i loro «boia chi molla» indisturbati. Roba da portarli tutti in caserma, con l'accusa di apologia di fascismo in base alla legge Scelba del 1952, ancora in vigore, ma troppe volte dimenticata.
Ieri il coordinamento antifascista di Bergamo ha indetto una conferenza stampa in una sala del palazzo comunale orobico per dire la sua. Per spiegare che l'antifascismo deve essere nel dna di qualsiasi forza democratica che voglia governare la città. Che una sede di Forza Nuova in un quartiere abitato da tantissimi immigrati, che convivono civilmente con gli autoctoni, è un'offesa alla città, e un pericolo per la tanto decantata sicurezza di cui i nostri politici si riempiono la bocca. E, soprattutto, per denunciare i pestaggi della polizia. A livello politico, gli unici a difendere i ragazzi picchiati sabato sono il consigliere regionale di Rifondazione comunista Luciano Muhlbauer e il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero, che hanno chiesto al ministro degli Interni Roberto Maroni di «chiarire immediatamente le responsabilità istituzionali di quanto accaduto».
Ma a parlare, ancora più delle testimonianze, sono i video, girati da cineamatori, ragazzi col telefonino, semplici passanti. Che raccontano di una violenza inaudita, gratuita, «spiegabile» solo con le parole di un funzionario della Digos, che avrebbe ammesso che «il clima è cambiato, non c'è più un governo di centrosinistra». Quindi, protetti dalle alte sfere, ci si può lasciare andare a cose simili. E allora è possibile compiere rastrellamenti a casaccio, portando in questura chiunque sia «colpevole» di essere presente in quel luogo e in quel momento. Si può urlare a una ragazza, che manifestava con il suo fidanzato, «zecca, puttana», prima di tirarle una manganellata sulla schiena. E ci si può permettere anche di mettere il proprio anfibio sulla testa di un ragazzo a terra, dopo averlo colpito col manganello, e apostrofarlo con un «gentilissimo» «Stai zitto pezzo di merda». Il tutto, quando il più dei manifestanti se n'era già andato a casa, e i pochi che restavano stavano raggiungendo le loro automobili per andarsene. Non regge quindi la «scusa» che le cariche sarebbero state fatte per impedire che i due opposti cortei venissero a contatto. No, perché i neofascisti a quel punto, soddisfatti per il trattamento loro riservato, se ne stavano già al calduccio delle loro case. E non si parli neppure di vetrine sfasciate, fionde, bastoni e tirapugni trovati addosso ai manifestanti. Che a Bergamo, sabato, le uniche cose ad «andare in frantumi» sono state le teste dei manifestanti «massaggiati» dai manganelli della polizia. Che non si è fermata neppure davanti a ragazzi con le mani alzate, che urlavano «basta, smettetela». Anzi, si sono pure fatti aiutare nella loro azione da alcuni figuri con il viso coperto dal passamontagna, ma ben visibili in alcuni video, che, accanto ai poliziotti, si sono divertiti a prendere a mazzate i ragazzi che protestavano.
Del resto, Bergamo (città e provincia) è in campagna elettorale, e certo non si può lasciare mano libera a «delinquenti» che vorrebbero scorrazzare liberi per la città a urlare che «essere fascisti è reato». Meglio difenderli, i fascisti, che qualche voto magari lo portano. Benvenuti a Bergamo, padania, Italia.


E siccome a non rispettare le leggi e a prendere le mazzate sono sempre quelli da una parte sola, vi ricordo ke:

- la Costituzione dice ke:

È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.

In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.


- La legge n. 645 del 1952 (legge Scelba) Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale(comma primo) della Costituzione dice ke:

Apologia del fascismo.

- Chiunque fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità indicate nell'articolo 1 è punto con la reclusione da sei mesi a due anni e con la multa da lire 400.000 a lire 1.000.000 (1). Alla stessa pena di cui al primo comma soggiace chi pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche. Se il fatto riguarda idee o metodi razzisti, la pena è della reclusione da uno a tre anni e della multa da uno a due milioni (4). La pena è della reclusione da due a cinque anni e della multa da 1.000.000 a 4.000.000 di lire se alcuno dei fatti previsti nei commi precedenti è commesso con il mezzo della stampa (1). La condanna comporta la privazione dei diritti previsti nell'articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del c.p., per un periodo di cinque anni (5). (1) La misura della multa è stata così elevata dall'art.113, quarto comma, L. 24 novembre 1981, n. 689. La sanzione è esclusa dalla depenalizzazione in virtù dell'art.32, secondo comma, della legge sopracitata. (4) Comma così sostituito dall'art.4, D.L. 26 aprile 1993, n. 122. (5) Così sostituito dall'art.10, L. 22 maggio 1975, n. 152.

Manifestazioni fasciste.

- Chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da 400.000 a 1.000.000 di lire (1). Il giudice, nel pronunciare la condanna, può disporre la privazione dei diritti previsti nell'articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del codice penale per un periodo di cinque anni (6). (1) La misura della multa è stata così elevata dall'art.113, quarto comma, L. 24 novembre 1981, n. 689. La sanzione è esclusa dalla depenalizzazione in virtù dell'art.32, secondo comma, della legge sopracitata. (6) Così sostituito dall'art.11, L. 22 maggio 1975, n. 152. 5-bis. - Per i reati previsti dall'articolo 2 della presente legge è obbligatoria l'emissione del mandato di cattura (7). (7) Articolo aggiunto dall'art.12, L. 22 maggio 1975, n. 152.


Ma quando pagherà questa gente?

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